Il Territorio

Corpi idrici interessati

Il bacino del Rio Capodacqua – Santa Croce si sviluppa nella parte meridionale della Provincia di Latina ed interessa i comuni di Spigno Saturnia, Minturno e Formia. La sua estensione supera di poco i 35 kmq.

Il corpo idrico principale è quello del Rio Capodacqua – Santa Croce (ID 11 – Codice Bacino RSC) con i suoi affluenti di sinistra (Rio Reggimento, Rio Pantano e Rio della Palaia) e di destra (Rio Pietrosi, Torrente La Marmorana e Fosso Marmorano).

Tratto iniziale Rio Capodacqua

Il tratto iniziale, che si sviluppa nell’ambito del territorio comunale di Spigno Saturnia, prende la denominazione di Rio Capodacqua, dal nome delle sorgenti poste alla base dei versanti sud-orientali dei Monti Aurunci.

Contratto di Fiume Rio Capodacqua Santa Croce
Foce Rio Santa Croce

Descrizione dell’area interessata

Il Rio Capodacqua – Santa Croce, tributario del Mar Tirreno, è interamente compreso nella Provincia di Latina e si trova nel distretto Idrografico dell’Appennino Centrale

La lunghezza complessiva dell’asta è pari a 10,78 km, mentre il bacino imbrifero si estende per 35,3 kmq (la quota massima del bacino imbrifero è pari a 1.402 m, mentre la quota massima dell’asta fluviale è pari a 87 m).

Tale bacino è delimitato verso Nord dai Monti Aurunci con cime superiori ai 1000 m di altitudine (il più alto di essi, il Monte S. Angelo supera di poco i 1400 m), impostati su complessi carbonatici mesozoici. Il fondovalle principale corre tra più bassi rilievi collinari costituiti per lo più da complessi argillosi e da puddinghe e/o brecce per lo più a elementi calcarei, rispettivamente del Messiniano e del Pliocene.

I depositi di fondovalle sono per lo più costituiti da argille più o meno sabbiose, derivanti dallo smantellamento delle formazioni terrigene plioceniche e da quelle dei complessi carbonatici mesozoici.

Il Torrente La Marmorana e il Fosso Marmorano, infine, sono impostati su una conoide alluvionale fossile, reincisa, costituita da brecce e conglomerati a elementi carbonatici inclusi in una matrice limoso-argillosa marrone rossastra.

Il rio Capodacqua e, conseguentemente, il Torrente Santacroce è alimentato da alcune emergenze carsiche poste in località Capo d’Acqua. Tali sorgenti, decisamente ricche, sono quasi interamente captate ad uso idropotabile.

Il deflusso residuo, pur sufficiente a garantire un deflusso significativo anche durante le magre estive, è tuttavia inferiore di molto a quello naturale. Le portate di magra sono inoltre incrementate da modeste emergenze idriche poste in località Santa Croce, presso la sponda destra subito dopo l’attraversamento del ponte della Appia.

La portata del corso d’acqua, inoltre, potrebbe essere sostenuta dalla falda freatica di fondovalle.

Gli affluenti del Rio Capodacqua – Santa Croce sono corsi d’acqua temporanei caratterizzati da lunghe secche estive. In alcuni casi (ad esempio, Fosso Marmorano) è possibile che vengano, inoltre, fatti confluire degli scarichi che consentono di mantenere un temporaneo deflusso artificiale, anche per buona parte del periodo estivo.

La caratteristica principale sia degli alvei del Rio Capodacqua-Santa Croce che dei suoi affluenti principali è di avere una sezione d’alveo moderatamente incassata con tracciato sostanzialmente stabile nel corso dell’ultimo secolo. In effetti il tracciato del reticolo idrografico principale attuale di fatto non differisce da quello riportato sulla cartografia IGM 1:25000 i cui rilievi risalgono alla prima metà del ‘900. In linea di massima le uniche differenze consistono nell’accentuazione di alcune anse lungo l’asta principale, si tratta tuttavia di arretramenti molto modesti, con spostamenti delle sponde al massimo di 10-25 m in quasi un centinaio di anni. Si osserva, inoltre, a tratti una limitata tendenza all’abbassamento del profilo di fondo, mitigata dalla vicinanza del livello di base marino. In effetti, spesso, soprattutto sul Santa Croce, le sponde presentano, dal basso verso l’alto, una prima scarpatina molto inclinata, quando non verticale, dell’altezza di 0,5-1 m, scavata per lo più sui depositi limoso-sabbiosi, priva di vegetazione.

Al di sopra in genere si ha la sponda vera e propria, alta da 2 a 4 m, meno inclinata e fissata da vegetazione arborea riparia. In tale contesto, pertanto, non si sono potute sviluppare delle piane alluvionali vegetate e anche le barre sono molto rare, essendo presenti essenzialmente in corrispondenza delle anse più pronunciate, ovvero nelle stesse aree dove si è avuta un’evoluzione delle sponde più pronunciata.

Appare quindi evidente che i fisiologici processi di arretramento delle sponde sono decisamente lenti, anche ove non sono contrastati da difese spondale, sia recenti che antiche. Queste ultime sono costituite per lo più da muretti a secco, che a tratti emergono dalle sponde e dalla vegetazione riparia, senza tuttavia che sia possibile definirne con sicurezza l’esatto tracciato.

Carta del Macrobacino del Rio Capodacqua – Santa Croce con gli elementi fisici e politici principali (ricomposto dal SIT della Provincia di Latina)
Carta del Macrobacino del Rio Capodacqua – Santa Croce con gli elementi fisici e politici principali (ricomposto dal SIT della Provincia di Latina)

Da una prima ricognizione sul Rio Capodacqua – Santa Croce-Capo d’Acqua l’Indice di Funzionalità Fluviale (IFF) che indica lo “stato complessivo dell’ambiente fluviale e della sua funzionalità, intesa come risultato della sinergia e dell’integrazione di una importante serie di fattori biotici ed abiotici presenti nell’ecosistema acquatico e in quello terrestre ad esso collegato” (ANPA, 2000), varia da mediocre a buona e tende ad aumentare da valle verso monte in funzione del minor grado di antropizzazione del territorio che contorna l’alveo attivo.

Indice di Funzionalità Fluviale del Rio Capodacqua – Santa Croce (estratto da studio della Provincia di Latina); notare la differenza della classe buona del tratto superiore e quella tendenzialmente mediocre del tratto inferiore.
Indice di Funzionalità Fluviale del Rio Capodacqua – Santa Croce (estratto da studio della Provincia di Latina); notare la differenza della classe buona del tratto superiore e quella tendenzialmente mediocre del tratto inferiore.

Per quanto riguarda gli altri aspetti i fattori che condizionano la funzionalità sono abbastanza stabili. Tra quelli positivi si annoverano l’elevata idoneità ittica, la presenza di una fascia riparia abbastanza continua longitudinalmente che tende a formare foreste a “galleria”, ombreggiando l’alveo attivo, la discreta naturalità della sezione d’alveo, pur in presenza di discontinui sistemi di difese spondali, la presenza di una popolazione macrobentonica abbastanza varia e differenziata. Tra i fattori negativi si osserva soprattutto la scarsa estensione laterale della fascia riparia che, in sostanza, coincide con le sponde che delimitano l’alveo attivo.

Tali condizioni impediscono inoltre lo sviluppo di formazioni funzionali, visto che la fascia riparia si riduce per lo più a dei filari alberati. Inoltre la sezione naturalmente incassata impedisce l’espansione delle acque in caso di piena e la captazione della sorgente di Capodacqua impoverisce in rilevante misura le portate di magra, non consentendo per tutto l’anno il mantenimento di un deflusso minimo vitale.

Per quanto riguarda gli altri aspetti i fattori che condizionano la funzionalità sono abbastanza stabili. Tra quelli positivi si annoverano l’elevata idoneità ittica, la presenza di una fascia riparia abbastanza continua longitudinalmente che tende a formare foreste a “galleria”, ombreggiando l’alveo attivo, la discreta naturalità della sezione d’alveo, pur in presenza di discontinui sistemi di difese spondali, la presenza di una popolazione macrobentonica abbastanza varia e differenziata. Tra i fattori negativi si osserva soprattutto la scarsa estensione laterale della fascia riparia che, in sostanza, coincide con le sponde che delimitano l’alveo attivo.

Tali condizioni impediscono inoltre lo sviluppo di formazioni funzionali, visto che la fascia riparia si riduce per lo più a dei filari alberati. Inoltre la sezione naturalmente incassata impedisce l’espansione delle acque in caso di piena e la captazione della sorgente di Capodacqua impoverisce in rilevante misura le portate di magra, non consentendo per tutto l’anno il mantenimento di un deflusso minimo vitale.

Con riferimento agli indici ambientale presi in considerazione (IBE), la qualità del corso idrico è da ritenersi elevata nella porzione di monte e moderatamente compromessa in quella di valle. Per quanto riguarda invece i parametri chimici si evidenzia in prossimità della foce, un’elevatissima variazione della concentrazione di fosforo e di nitrati a testimonianza della presenza di carichi inquinanti di natura sia civile che zootecnica.

Il Rio Capodacqua – Santa Croce è un’area SIC/ZPS con codice IT6040024. Esso si inserisce tra due aree protette il Parco Regionale dei Monti Aurunci, a Nord e il Parco Regionale della Riviera di Ulisse, a Sud.

Nonostante questo il tratto mediano e terminale presenta significativi rimaneggiamenti di alveo e sponde con eliminazione di ampi tratti della vegetazione riparia e presenza di edifici in adiacenza all’alveo, che in alcuni settori risultata parzialmente artificializzato. La comunità ittica annovera specie di particolare pregio quali lampreda di ruscello e trota macrostigma nella porzione salmonicole e rovella in quella ciprinicola; nonostante le periodiche morie, nella porzione salmonicola il corso d’acqua mantiene ancora la varietà tipica di un ecosistema acquatico con una buona biodiversità specifica, pur non riuscendo a conservare delle popolazioni con un numero d’individui adeguato a scongiurare eccessivi impoverimenti genetici. Si segnala, altresì la presenza di rarissimi gamberi e granchi di fiume.

Alle criticità emerse da questa breve descrizione bisogna aggiungere che nel tratto di valle del corso d’acqua si evidenziano eventi di esondazioni significativi, anche per eventi caratterizzati da tempi di ritorno non elevati. Per buona parte l’area di studio ricade nel territorio di competenza dell’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio, che individua nell’ambito del PAI la fascia fluviale limitrofa al Rio S. Croce come “Area di attenzione per pericolo d’inondazione lungo i corsi d’acqua principali”. Purtroppo, come si evince dallo stralcio cartografico della Carta della Copertura del Suolo della Provincia di Latina, le aree di esondazione interessano zone fortemente urbanizzate su cui insistono insediamenti industriali e abitativi, oltre ad importanti infrastrutture di collegamento viario.

L’area esondabile del Rio Capodacqua – Santa Croce con Tempi di Ritorno di 200 anni (limite in colore azzurro) in relazione con la copertura dell’uso del suolo (estratto da progetto della Provincia di Latina)

Da questa carta è possibile ricavare informazioni sull’uso del suolo nell’ambito del Bacino del Rio Capodacqua – Santa Croce. Più recisamente, si osserva nell’intorno del corpo idrico principale la diffusione delle aree coltivate, rappresentate dal colore arancione, frammentate dalle zone utilizzate per insediamenti industriali e commerciali, con il colore fucsia, e da quelle urbanizzate, con il colore grigio.

Quest’ultime zone si caratterizzano per la loro distribuzione lineare a sfruttare le vie di comunicazioni principali, nonché ad addensarsi lungo il litorale sia del Comune di Formia (frazione di Gianola), ad Ovest, sia del Comune di Minturno (frazione di Scauri) ad Est. Nelle parti superiori del bacino sono altresì diffuse le colture permanenti, prevalentemente costituiti da alberi di ulivi. Spicca a monte di un affluente, R. Petrosi, in colore fucsia più carico un’area classificata come “attività estrattiva, discarica, cantiere”, ad indicare l’utilizzo che nei tempi recenti è stato praticato.

Caratteristiche dell’area interessata

Presenza di aree che hanno necessità di bonifica

Nell’ambito del bacino territoriale del Rio Capodacqua – Santa Croce, come già accennato nel Documento di intenti, sono numerosi i luoghi dove sono stati accumulati i rifiuti in modo temporaneo e casuale. Tali aree possono essere sistemate con interventi circoscritti e limitati. Tuttavia, nella località Pontanelli tra i comuni di Formia e Spigno Saturnia è presente un sito di dimensioni significative, che è stato utilizzato parzialmente come discarica di rifiuti di inerti dei comuni viciniori. L’attività della discarica si è conclusa da un decennio, ma le condizioni di abbandono del sito hanno fatto avanzare delle preoccupazioni sul prosieguo di attività non autorizzate (interventi della magistratura).

Quest’utilizzo è stato possibile per la diffusione degli affioramenti delle “Argille con gessi” del Messiniano, che verosimilmente ne potrebbero aver impedito la diffusione del percolato. Comunque, da quando si è conclusa l’attività di discarica sono stati molti i progetti di riqualificazione e bonifica dell’area, il Contratto di Fiume potrebbe aiutare a rilanciare questi progetti.


Ubicazione dell’area (circoscritta in cerchio viola) che necessita della bonifica posta a monte del sottobacino dell’affluente del Torrente Pietrosi; all’angolo in alto a destra la sorgente del Rio Capodacqua – Santa Croce

Presenza di aree regionali critiche

La criticità maggiore è rappresentata dalla tutela qualitativa e quantitativa della sorgente Capodacqua che alimenta il corpo idrico principale. Essa rappresenta una delle emergenze più copiose dell’acquifero carbonatico dei Monti Aurunci con portate di oltre 2500 litri al secondo.

Tale quantitativo consente di fornire acqua a scopo potabile ai comuni del sud-pontino, tuttavia la sua gestione soffre pesantemente in condizioni siccitose. Queste condizioni sono a svantaggio sia dell’approvvigionamento idrico dei centri urbani serviti, sia del Deflusso Minimo Vitale che regola l’ecosistema del corso d’acqua. A ciò si uniscono gli scarichi non sempre autorizzati degli insediamenti localizzati sugli argini del Rio Capodacqua – Santa Croce e dei suoi affluenti.

Ubicazione della Sorgente Capo d’Acqua

Ubicazione della Sorgente Capo d’Acqua

Presenza di aree SIC e ZPS rientranti in Rete Natura 2000

Il Rio Capodacqua – Santa Croce rientra tra i siti della Rete Natura 2000 con il codice IT6040024.

Più specificamente, esso ha una tipologia lineare con un’estensione di circa 20 ettari. Risulta contiguo a nord con il Parco Regionale dei Monti Aurunci e a sud con quello del Parco Regionale della Riviera di Ulisse. In quest’ultimo, peraltro anch’esso SIC/ZPS “Promontorio di Gianola e Monte di Scauri”, ricade il basso corso del Rio Capodacqua – Santa Croce.

La principale valenza naturalistica che ha motivato la proposizione del SIC è costituita dalla presenza di habitat ripariali tipici dei corsi d’acqua mediterranei e, soprattutto, dalla presenza di ciclostomi e pesci di forte interesse conservazionistico, quali la Lampreda di ruscello Lampetra planeri e la Trota macrostigma Salmo (trutta) macrostigma. Di seguito è riportata la tabella con gli habitat presenti e la relativa valutazione del sito.

Rappresentazione dell’Area SIC/ZPS del Rio Capodacqua - Santa Croce
Rappresentazione dell’Area SIC/ZPS del Rio Capodacqua – Santa Croce

Presenza di Monumenti Naturali

Nel bacino del Rio Capodacqua – Santa Croce non vi sono aree caratterizzate da un elemento naturale o culturale di elevato valore o unico per la sua rarità intrinseca, rappresentativa di qualità estetiche o di elevato significato culturale. Tuttavia, il bacino è attraversato dalla Via Appia (SS n.7), che rappresenta un esempio significativo di viabilità romana, intorno alla quale si dispongono in superficie o nell’immediato sottosuolo tracce di estremo pregio. Inoltre, l’ubicazione di centri storici realizzati in epoca medioevale in posizione apicale a colline, sia nell’ambito del bacino (Castellonorato, frazione del Comune di Formia), sia immediatamente al di fuori del bacino (Spigno Saturnia vecchio e Minturno), consente di osservare stupendi panorami sull’intero bacino. Infine, si fa presente che l’argine sinistro del basso corso del Rio Capodacqua-Santa Croce, è considerata un’area archeologica inclusa nel Parco Regionale della Riviera di Ulisse.

Presenza di aree rientranti Aree protette, Parchi o Riserve Naturali

Già in precedenza si è fatto cenno ai siti SIC/ZPS prossimi al bacino del Rio Capodacqua – Santa Croce, ma volendo essere più precisi la parte prossima alla foce rientra per quasi un chilometro nel Parco Regionale della Riviera di Ulisse.

In particolare, quest’area protetta rappresenta uno dei pochi lembi verdi in un territorio costiero fortemente antropizzato. L’area, oltre a tutelare gli ambienti naturali, è impreziosita da numerosi resti di epoca romana (Villa di Mamurra edificata nel 50 a.C. in età repubblicana) e medioevale.